Le forme di unione tra persone dello stesso sesso in Francia: dalla “non-definizione” di famiglia nella Costituzione francese, a “Le mariage pour tous”, di Jeanette Tilotta Praticante Avvocato nel Foro di Marsala

27 febbraio 2022

Il tema del riconoscimento delle unioni tra omosessuali costituisce uno degli argomenti più discussi del XXI secolo a livello globale. Il riconoscimento formale della pari dignità sociale dei legami di coppia omosessuali rappresenta un tassello estremamente importante per la conquista dei diritti fondamentali della persona. 

Il quadro odierno non è altro che il risultato parziale e sicuramente in continua evoluzione di lotte, trasformazioni sociali, politiche ed economiche che hanno coinvolto organizzazioni e corti nazionali ed internazionali, le quali si sono destreggiate tra la pluralità di concezioni dei diversi diritti fondamentali e la loro potenziale conflittualità.

In Europa, la Francia è uno degli Stati che per primo ha aperto il varco delle unioni tra persone dello stesso sesso. Tuttavia, la scelta del legislatore francese è apparsa sorprendente poiché la Constitution française (1958) non dà una vera e propria definizione del il concetto di “famiglia.

Nel sul Preambolo, tuttavia vi è un riferimento alla Carta Costituzionale del 1946, dove si affermava che <<La Nation assure à l'individu et à la famille les conditions nécessaires à leur développement>> (“La Nazione assicura all’individuo e alla famiglia le condizioni necessarie al loro sviluppo”). 

La famiglia, per il diritto costituzionale francese, rileva non tanto come struttura a sé, quanto piuttosto come luogo di attribuzione e riconoscimento di diritti costituzionalmente garantiti. Lo stesso accade per il concetto di “matrimonio”. 

Non avendo una competenza primaria in materia, il Conseil Constitutionnel si è occupato raramente di riforme sul diritto di famiglia, lasciando ampio spazio al legislatore e alla giurisprudenza nazionale ed internazionale, con il vantaggio di una più celere capacità evolutiva. 

Non sorprende, quindi, che il Conseil Constitutionnel non si sia occupato di questioni relative alle unioni omoaffettive: non esistono limitazioni esplicite, ma nemmeno norme che “agevolino” questo tipo di unioni.  

Nel diritto francese l’omosessualità è sempre stata affrontata in riferimento ai principi di libertà e tolleranza, e dagli anni Novanta è stata posta l’attenzione anche sul piano dell’uguaglianza delle coppie formate da persone dello stesso sesso rispetto alle “tradizionali”. 

In quel periodo le proposte sul riconoscimento delle coppie di fatto non sposate (concubinage) e di quelle omosessuali sono state numerose e finalmente è stato raggiunto il primo accordo con la legge n. 99/944 del 15 novembre 1999, relativa al Pacte civil de solidarité (meglio conosciuto come “Pacs”)

Si trattava di un istituto governato da una disciplina autonoma e differente da quella relativa al matrimonio, caratterizzato dall'importante ruolo demandato all'autonomia negoziale dei soggetti coinvolti.

L'idea di queste proposte normative nasceva dalle associazioni omosessuali ed esse avevano l'obiettivo di disciplinare problemi urgenti quali l'alloggio, la copertura sociale, la successione, ma anche il desiderio di vedere riconosciute le unioni omosessuali stesse. 

L’approvazione dei Pacs, aperti sia alle coppie omosessuali che eterosessuali, ha acceso numerosi dibattiti in ambito politico e nella scena pubblica, fino ad arrivare anche a ricorsi al Conseil volti ad accertare la legittimità di tale istituto.

Con la decisione n. 99-419 DC, il Conseil ha respinto definitivamente che l’istituzionalizzazione di una forma di coabitazione diversa dal matrimonio tradizionale violerebbe i principi fondamentali delle leggi repubblicane poste a tutela del matrimonio e della famiglia. 

Il Code civil all’art. 515-1 sancisce che “Un pacte civil de solidarité è un contratto concluso da due persone fisiche maggiorenni, di sesso differente o dello stesso sesso, per organizzare la loro vita comune”. Un contratto di diritto privato, avente ad oggetto l’organizzazione della vita di una coppia ("véritable vie de couple") legata da una relazione sentimentale stabile, che spiega i suoi effetti a seguito di una registrazione presso il Tribunale. 

E’ concepito come un istituto a metà strada tra il matrimonio ed il concubinato, dal quale si differenzia in quanto nel Pacs i partner sono soggetti ad alcuni obblighi, come ad esempio “l’aiuto reciproco e materiale”, caratterizzato dal fatto che le modalità sono scelte autonomamente dalle parti e determinate nel patto. Differisce dal matrimonio, invece, per un formalismo limitato riguardo la sua stipulazione, modifica e scioglimento. 

Nonostante l’ingresso del Pacte civil de solidarité nella sfera giuridica francese, i componenti delle unioni omoaffettive hanno continuato a sentirsi discriminati da questa rete legislativa che permetteva alle coppie eterosessuali di poter scegliere tra un’unione di fatto ed il matrimonio vero e proprio, ed obbligava invece le coppie omosessuali a fare uso del patto per veder discendere effetti giuridici della propria unione affettiva. 

In questo complesso contesto normativo e sociale, sotto le spinte giurisprudenziali sovranazionali frutto dell’attività interpretativa della CEDU, si giunge finalmente al disegno di legge che, una volta completo è stato proposto dal ministre de la Justice, Christiane Taubira, per l’apertura delle nozze alle coppie formate da persone dello stesso sesso. 

La legge n. 2013.404, detta “Loi sul le mariage pour tous”, ha finalmente modificato l’art. 143 del Code civil, sancendo che <<Le mariage est contracté par deux personnes de sexe différent ou de même sexe>> e permettendo allo Stato francese di essere il quattordicesimo al mondo a permettere alle coppie omosessuali di poter accedere all’istituto del matrimonio, compiendo una piena equiparazione con le coppie eterosessuali. 

Il 29 maggio 2013 viene celebrato il primo matrimonio tra persone dello stesso sesso a Montpellier, città a Sud della Francia. L’inizio di una grande svolta per l’Europa intera.